È la scena, unica per tutti gli spettacoli, dell’ archistar olandese Rem Kolhaas, il filo conduttore del nuovo ciclo di rappresentazioni classiche dell’ Inda. La struttura ideata da Koolhaas, tutta in compensato marino, abbraccia il pubblico con un lungo anello percorribile che chiude idealmente il diazoma: al centro c’ è una grande scalinata che si aprirà in due per far entrare gli attori e una zattera sulla quale si svolge l’ azione scenica. Di fianco, un’ altra piattaforma per i musicisti, lunga otto metri. L’ altro filo conduttore è l’ ensemble del Martha Graham dance company, che caratterizzerà soprattutto la gestualità e l’ aspetto stesso della seconda tragedia in programma. Il nuovo ciclo prende il via l’ 11 maggio al Teatro greco di Siracusa con Prometeo di Eschilo, regia di Claudio Longhi e con Massimo Popolizio nel ruolo del protagonista. Sabato 12 debutta invece Baccanti di Euripide dirette da Antonio Calenda con Maurizio Donadoni nel ruolo di Dioniso, in sostituzione di Giorgio Albertazzi. E il 14 ecco Uccelli, la commedia di Aristofane che vedrà la regia di Roberta Torre, la regista milanese ormai naturalizzata palermitana. Prometeo, la tragedia di Eschilo composta probabilmente negli anni Sessanta del V secolo, ha la traduzione di Guido Paduano e vede protagonista Massimo Popolizio, attore pluripremiato che frequenta il Teatro greco da oltre vent’ anni, fin da quando vi recitò in Aiace, voluto da Antonio Calenda. «Un’ emozione e un’ impresa che non cambia col tempo – dice Popolizio – Si recita alla luce del sole, il pubblico vede e sente ogni cosa, e occorre una concentrazione costante, altissima, in ogni momento». Il regista Longhi ha cercato di creare uno spettacolo «popolare, nel senso alto del termine», racconta l’ attore- uno spettacolo forte e non retorico, privo di enfasi»e senza attualizzazioni superflue. Lui, Prometeo, è il titano che ha sfidato l’ Olimpo, un eroe in guerra con Zeus per aver donato il fuoco agli uomini, e nonostante le minacce del dio per ricondurlo a più miti consigli, sarà scagliato in fondo a un abisso, con la rupe alla quale è incatenato. «Prometeo è la tragedia del dolore, e il senso del supplizio è molto forte. Il titano rappresenta il vecchio mondo, a fronte del nuovo potere di Zeus che tenta di sterminare l’ uomo – continua l’ attore – Lui invece gli dona la scrittura, il numero, il fuoco. La tragedia racconta questo atto d’ amore e, insieme, lo scontro totale e la maledizione di Zeus. Ma nello spettacolo Prometeo non è inchiodato a una roccia, sarà incatenato a una struttura rotante, una gabbia metallica che consente a tutti i personaggi di parlargli restando ben visibili al pubblico, da ogni punto». Al suo fianco ci sono Mauro Avogadro nel ruolo di Oceano e Gia Aprea nei panni di Io. Antonio Calenda, dal canto suo firma con Baccanti, tradotto da Giorgio Ieranò, la sua settima regia al Teatro greco. «Ho cercato di delineare il carattere di Dioniso, divinità profondamente misteriosa, poliforme e simbolo della diversità, protagonista di una tragedia fortemente metateatrale – dice – ma è anche una divinità che si fa uomo e i versi di Agave, nel finale, sono quelli di una mater dolorosa: per me il protagonista resta una sorta di regista demiurgo, ma anche un Cotrone dei “Giganti della montagna”: è lui a muovere la grande avventura della follia di Penteo e la messinscena truculenta della vendetta». Nei panni delle Baccanti ci sono le allieve dell’ Inda per la parte recitata mentre le danzatrici del Martha Graham dance company restituiranno, con un forte impatto cromatico, la parte espressiva e coreografica: «Hanno grandi gonne di colore rosso e nero, e parrucche in cui s’ intrecciano sangue e serpenti – continua il regista – e la loro fisicità restituisce l’ energia inquietante, misteriosa della danza dionisiaca». Accanto a Donadoni, Massimo Nicolini sarà Penteo e Daniela Giovanetti vestirà i panni di Agave.
LAURA NOBILE
Repubblica di Palermo, 4 maggio 2012