
Medea fa ringiovanire un ariete servendosi delle sue arti magiche. Pittura vascolare a figure nere, VI sec.a.C. Londra, British Museum
La leggenda degli Argonauti è una delle più antiche e più famose dell’Ellade (…). Anche la leggenda del Vello d’oro appartiene alla Grecia (…). Si trattava dunque, per Giasone, di riportare alla Grecia ciò che dalla Grecia era partito e che, in un certo senso, le apparteneva. Una missione difficile e rischiosa, un lungo viaggio per mare, una terra sconosciuta, un popolo barbaro…
Donna di incantesimi, esperta di filtri, manipolatrice di sostanze misteriose: una maga. Nipote del dio Sole, sacerdotessa o addirittura figlia di Ecate, la dea “nera” cui si attribuisce l’invenzione della stregoneria, nipote o forse sorella di Circe: una strega di stirpe divina, imparentata con personaggi divini. Figlia di Eeta, re della Colchide, la regione caucasica sulle rive del Mar Nero: principessa di terra lontana, per i Greci straniera e barbara. Così si connota Medea secondo il mito. Così il suo personaggio si inserisce nel mito degli Argonauti e si lega alla figura di Giasone, figlio di Esone e erede del trono di Tessaglia. La leggenda degli Argonauti è una delle più antiche e più famose dell’Ellade. Narra che Giasone, usurpato nei suoi diritti dinastici da Pelia, fratellastro di suo padre, quando giunge in età adulta, rivendica il trono che gli spetta. Pelia non rifiuta ma impone al giovane una prova iniziatica, nella speranza che non riesca a superarla e muoia. Lo invia nella Colchide per riportare in terra greca il Vello d’oro. […]