Fondazione INDA

L’Orestea tra Pasolini e i mali di Gomorra

Ebbene, al termine di «Eumenidi», la tragedia conclusiva della trilogia, uno spettatore (non a caso ha cominciato il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso) legge dalle gradinate un passo dello storico e grecista George Thomson sull’affermarsi della legalità. E questo attiene alla concezione del teatro come assemblea civile, cara a Carriglio a partire dalla sua messinscena di «Assassinio nella cattedrale» di Eliot.

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Pasolini canzoni di vita

Attorno all’ Orestiade in scena al Teatro Greco di Siracusa fino al 22 giugno, evento ambientato e diretto da Pietro Carriglio per l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, Pier Paolo Pasolini (è sua la traduzione della trilogia di Eschilo usata per lo spettacolo) si è scelto un buon posto nella cavea di pietra. Guarda. E riparla di sé. Si è espresso, al convegno internazionale a lui dedicato dalla città siciliana (Pier Paolo Pasolini poeta civile), nei molti modi che gli conosciamo: poeta, traduttore, regista, scrittore, saggista, polemista. Ma attraverso un contributo speciale della Siae, che il presidente dell’ente, Giorgio Assumma, ha portato a Siracusa, ci racconta tutto anche di un mondo a latere , noto solo agli amici e agli esegeti: quello di autore di testi per canzoni. Lui, usando il termine corrente, direbbe forse “paroliere”

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Se la mafia ha paura del teatro

Per non lasciare il principio legalitario nella sfera delle astrazioni, anzi per renderlo visibile agli occhi della comunità, l’istituto siracusano ha fornito produzioni di antiche statue di gesso a tutti i commercianti che hanno dichiarato di non pagare il pizzo. Queste statue, in effetti, hanno ornato il percorso verso il parco archeologico e verso il Teatro greco. Un bel segnale. Oltretutto, si univa alla lettura della frase con cui, al termine delle Eumenidi, un personaggio pubblico ribadiva la nuova alleanza tra comunità e legalità. Il primo lettore, il più autorevole e implicato, è stato il procuratore antimafia Pietro Grasso.

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Carriglio inventa una magica Orestea

Così Pietro Carriglio dà vita a Siracusa all’Orestea più ricca di magiche sollecitazioni che sia mai stata vista tra le rovine del Teatro Greco Il suo è un allestimento che, dalla compenetrazione di musica parlata e parola cantata, muta l’idea di fondare una scena riformatrice di questi nostri anni sospesi tra l’ansia del rinnovamento e la salvezza del nostro patrimonio storico.

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In occasione del XLIV Ciclo di Spettacoli Classici, è stato conferito al regista Pietro Carriglio il premio Eschilo d’Oro alla carriera. Il premio Eschilo d’Oro 2008 è stato conferito a tre attori di straordinario rilievo, che in questi anni hanno “segnato” con le loro interpretazioni del dramma antico la storia della scena siracusana: Luca Lazzareschi, Elisabetta Pozzi, Galatea Ranzi.
A Ilaria Genatiempo è stato conferito il Premio Stampa Teatro 2008.

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Anche quest’anno, il Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani si è concluso con la soddisfazione delle scuole partecipanti e dei giovani presenti sia in veste di attori che di spettatori attenti. Abbiamo voluto dedicare al Festival un resoconto particolare, curato proprio da una studentessa, perché sia la voce di un giovane a “raccontare” il dinamismo e la vitalità di due tra questi giorni un po’ magici in cui i gruppi scolastici si sono sfidati nella messinscena del dramma antico al Teatro Greco di Palazzolo Acreide.

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Orestea Eschilo fa giustizia

Immaginate per l’opera tripartita con cui Eschilo vinse gli agoni tragici di Atene nel 458 a.C. (l’unica giunta fino a noi in forma completa), il palazzo della Civiltà e del Lavoro, nel cuore dell’Eur romano. Immaginate ancora che una saetta separi un largo brandello, in forma di triangolo rettangolo, dal resto dell’edificio. La base maggiore poggiata al suolo; fino al sole, una scalinata immane, candidissima. A fianco, un’alta torre cilindrica (citazione del Piacentini della Stazione Termini) si lascia percorrere da una scala in ampie spire, anch’essa bianca. 28.04.2008, Il Messaggero, articolo di Rita Sala

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Eschilo ci guarda

Eschilo ci guarda Clitennestra, cui preme invece il compimento della vendetta sul figlio matricida, esalta le puzzolenti creature della Notte. Che, coreografate da Leda Lojodice, sono le vere primattrici della terza parte siracusana, anche quando, sull’Acropoli dove Oreste chiede protezione ad Atena, si “normalizzano”, convinte dalla dea (strepitosamente contemporanea e sganciata dal resto, la figlia di Zeus, garante di futuro, è Elisabetta Pozzi).

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Più idee che eroi nell’Eschilo di Carriglio

Carriglio trasforma il coro in popolo e, partendo da una convenzionalità di cori cantati – le belle musiche sono di Matteo D’Amico -, esalta la centralità del popolo stanco di guerra che chiede di poter far sentire la sua voce mentre il potere chiuso nel suo formalismo diventa bolso e infiacchito, come il re Agamennone vecchio eroe non eroe ben interpretato da Giulio Brogi, o vanesio, come l’Egisto di Luciano Roman. Clitennestra, l’intensa Galatea Ranzi, è un’anima persa, un essere che ha segnato il suo tempo di vendetta che tramonterà, nella seconda parte dell’Orestiade, con la nascita di una società che delega al diritto il compito di risolvere i conflitti.

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Com’è eclettico l’Eschilo stile EUR

Carriglio dirige un sontuoso allestimento nella pregevole ancorché alleggerita traduzione di Pasolini e in due serate, con gran colpo d’occhio della sua scenografia tra Piacentini e De Chirico. (…) Clitennestra è macellata in scena, come in un dramma elisabettiano. Luca Lazzareschi, tutto in nero come Amleto, altro vindice di padre assassinato, sfoggia una concentrazione ammirevole. Successo.

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I giovani, assoluti protagonisti dell’iniziativa, saranno contemporaneamente attori e spettatori: i gruppi teatrali, a turno, metteranno in scena drammi antichi o adattamenti e rivisitazioni di miti e temi classici e assisteranno alla rappresentazione delle opere incluse nel calendario del festival.

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Eschilo secondo Pasolini

Il passaggio dalla vendetta alla giustizia. Dal buio alla luce della legge civile. Questa la chiave di lettura della trilogia di Eschilo che andrà in scena dall’8 maggio al 22 giugno al Teatro greco.

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La voce di Cassandra ripeteva nell’ombra: “Ah le sorti degli uomini: una spugna bagnata le cancella come una pittura”. Fu al secondo giorno che la consolazione riapparve e il mondo guarì, dinanzi all’Aeropago. Al posto di tante inquietudini un cielo ricominciò a ruotare, prestabilito e credibile…La luce e il lutto, Sellerio, Palermo, 1988; pubblicato anche in Gesualdo Bufalino, Opere, Classici Bompiani, Milano, 1988

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Con il XLIV Ciclo di Rappresentazioni Classiche l’Orestea di Eschilo andrà in scena al Teatro Greco di Siracusa, per la terza volta nella storia dell’Istituto Nazionale del Dramma antico.

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L’Inda emigra con Trachinie a Paestum dopo 70 anni

Dal Teatro greco aretuseo ai templi pestani, il mito di Trachinie riecheggerà in un altro luogo d’arte. Dopo quasi 70 anni la fondazione Inda torna in uno dei siti archeologici più suggestivi della Magna Grecia, per riproporre integralmente – ed è la prima volta – la tragedia che è stata protagonista della stagione 2007 delle Rappresentazioni classiche.

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“Hanno detto…” è una rubrica che raccoglie commenti e riflessioni di politici, antichisti e personaggi del mondo della cultura e dell’arte sui due spettacoli in scena quest’anno al Teatro greco: Trachinie e Eracle. Una pagina sempre aperta dedicata alle parole di chi ama il grande teatro classico.

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Gli allievi del primo anno della scuola di recitazione Auroville di Roma, diretta da Augusto Zucchi, sono stati tra gli ospiti d’eccezione del XIII Festival internazionale del Teatro classico dei giovani con uno spettacolo dal titolo “La memoria e l’oblio“, scritto dallo stesso Zucchi e da lui diretto. Sul palco le belle e brave attrici dell’Accademia di teatro Auroville per una prima mondiale pensata appositamente per l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa.

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“Se l’umanità non dimenticasse i sentimenti di orrore e di pietà provati di fronte al sopruso e alla violenza forse non permetterebbe il riaccendersi di nuovi conflitti in un interrotto gioco al massacro. Ma, d’altra parte, è anche vero che l’uomo, nel ricordo sempre vivo e continuo di dolori, sarebbe condannato ad una vita insopportabilmente angosciosa. Forse, quindi, la capacità di dimenticare è un mezzo con cui l’istinto di sopravvivenza ci aiuta a continuare a vivere”.

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Malattia e-morte di Eracle una tragedia quasi moderna

Walter Pagliaro, teatrante rigoroso, gioca la carta del caso clinico ancestrale, e in una scena di rocce (di Giovanni Carluccio) che ricorda gli storici scenografi Cambellotti e Appia […] plasma una Deianira alienata in “desertboots” cui Micaela Esdra dà vitrea fissità, interlocutrice di portavoci barboni (Massimo Reale) o lacchè esotici (Luca Lazzareschi). All’ Eracle imputridito Paolo Graziosi infonde una gran rabbia terminale da malato di Hiv

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L’A.i.d.a.s. (Accademia internazionale delle Arti e dello Spettacolo) è stata tra gli ospiti d’eccezione del XIII Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani. Un gruppo di allievi frequentanti il primo anno della prestigiosa Accademia di Montreauil, in Francia, ha calcato le scene del teatro dell’antica Akrai lo scorso 21 maggio, con una suggestiva messinscena di Ifigenia in Aulide di Euripide.

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Le Rappresentazioni Classiche al Teatro greco di Siracusa riviste attraverso gli archivi dell’INDA e le raccolte dei collezionisti “Amici dell’INDA” con esposizione di materiale inedito della Scuola d’Arte di Siracusa.

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