ROMA – Un gatto può salvarti la vita. Magari facendone fuori un’altra. Con feroce ironia Krzysztof Zanussi affida a un felino tigrato il ruolo di un fato provvidenziale, che salva un giovane innocente dirottando la morte su chi lo istigava al suicidio. E di rimbalzo redime un ricchissimo magnate di porno-shop trasformandolo in benefattore di un ospizio per animali poveri. Un lieto fine surreale per una favola nera, un apologo grottesco sul senso della vita, il capitalismo selvaggio, il relativismo morale, la morte di Dio. Temi cari al regista polacco che stavolta però, a sorpresa, li affronta con un tocco lieve e un carica di umorismo insoliti per un autore di opere come II potere del male, Persona non grata, II sole nero.
Così ieri alla proiezione al Festival di Roma di Col cuore in mano si è riso. E anche tanto. «Una risata è l’ultima difesa contro un mondo di corruzione e cattiveria», spiega Zanussi. Già il titolo si fa beffa dei buoni sentimenti: il cuore qui è un muscolo che serve a un trapianto, indispensabile al cinico Kostanty per continuare a compiere le sue malefatte. «Kostanty somiglia ai tanti oligarchi russi spuntati negli ultimi anni. Venuti dal nulla, diventati onnipotenti. In un paese poco strutturato si possono permettere ogni cosa, persino comprarsi le vite o i cuori degli altri. Personaggi dal fascino perverso. Penso a Putin e a certi suoi amici». Magari a Berlusconi? «Si somigliano ma non sono uguali: Putin è più sportivo», ride Zanussi. Comunque, prima di sottoporsi al trapianto, Kostanty vuoi far testamento, lasciare i suoi averi a chi meglio possa danneggiare il mondo. Scarta Al Qaeda perché «trabocca di petrodollari», esclude la già gettonatissima Scientology. Alla fine decide di istituire borse di studio per la diffusione del nichilismo postmodernista. Santo protettore, il filosofo Derrida che sostiene: «La vita non ha senso, il mondo neanche, Dio non esiste, bene e male sono la stessa cosa…». «Non è il nichilismo sofferto di Camus o di Beckett, è un nichilismo frivolo, irresponsabile, più pericoloso. Accessibile a tutti, favorito dal permissivismo e dalla diffusione delle droghe. Non c’è da stupirsi se tanti giovani, i più fragili o i più sensibili, rifiutino questa realtà inumana e scelgano di uscire di scena con il suicidio».
Per fortuna tanti altri invece hanno voglia di cambiare le cose. «Esiste sempre spazio per la libertà di scelta. L’ultima generazione mi sembra più solida, capace di trovare un equilibrio tra beni materiali e spirituali. C’è molta energia in una parte dei giovani cattolici». In questo senso Wojtyla è stato un grande galvanizzatore. E questo papa, continua su quella strada? «Wojtyla era un filosofo, il suo messaggio verso i giovani era molto forte. Ratzinger è un teologo, parla agli accademici più che ai ragazzi. Ma la Chiesa non è una monarchia, il papa è un suo impiegato, è giusto che ogni volta cambi un po’ indirizzo».
Il suo film condanna senza appello il capitalismo selvaggio, ma ne esiste uno dal volto umano? «Quello oggi in Polonia è comunque preferibile al vecchio socialismo. Abbiamo migliori strutture sanitarie e un’istruzione più diffusa. Ciò non significa che sia un buon sistema», conclude il regista che nel 2009 allestirà a Siracusa una «Medea» con Elisabetta Pozzi.
Curiosa infine la polemica sollevata in Polonia dalla presenza nel film di una controversa pop star, la bionda e sexy Dorata. Che si dimena e canta sguaiata alla corte dell’oligarca in cuoio nero e borchie. «C’è stata una sollevazione da parte di alcuni attori per quella presenza “di cattivo gusto”», spiega. Così alla fine Zanussi salva l’anima anche a lei. Facendola apparire in tv, in elegante abito azzurro, a cantare con voce meravigliosa . «Casta Diva». E mentre tutti restano a bocca aperta l’oligarca pentito replica: «Perché stupirsi? Tutti possiamo cambiare».
Vita, morte, morale: con una favola nera Zanussi diverte tutti.
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