Con Trachinie di Sofocle per la regia di Walter Pagliaro si è aperto al Teatro greco di Siracusa – luogo sempre carico di fascino e soprattutto quando all’ora del tramonto si accende i mistero della poesia – il XLIII Ciclo di Spettacoli Classici: il solo che miri ogni anno a restituirci i tesori dell’antica scena per le cure amorose dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico. […] Pagliaro, che dissemina il racconto di momenti non privi di effetto (la pira finale), realizza uno spettacolo forse non proprio trascinante e però non mancante di eleganza formale. Uno spettacolo che cerca di rompere, di “violentare” ogni convenzione di limpidezza classica ed entrare, sfiorando il dramma borghese (un elemento ad arrivare dal vecchio letto ottocentesco troneggiante al centro della scena di Giovanni Carluccio) in una ambiguità dell’inconscio che strappa Deianira dal concetto di sposa in perenne pazienza e ne fa un ritratto complesso di moglie tradita.
E qui l’interpretazione di una valente, tesa e che però a tratti cede all’enfasi e alla maniera Micaela Esdra riesce da sola a trasferire il mito in un mondo e una coscienza ancora magmatica.
Sofocle riletto come un dramma borghese
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